L’articolo d’esordio di questo blog ha lo scopo prevalente d’intrattenere sia il lettore affezionato che quello occasionale interessato comunque a riflettere su temi di carattere generale sviluppati secondo prospettive diverse, originali e fuori dal coro. Prima d’entrare nel vivo della discussione, intendo ribadire che non desidero esprimere un’opinione professionale né come esperto in qualsivoglia ambito del sapere né come scrittore o giornalista ma nelle vesti di persona comune che di fronte ad avvenimenti scottanti non rimane indifferente e si sente in dovere di esprimere una posizione.
Veniamo quindi all’argomento di cui voglio occuparmi oggi.
Si tratta di una questione dibattuta spesso dai media perché legata a ciò che sta accadendo nel mondo: si può ancora ragionare sulla Pace quando questa parola è considerata una bestemmia, la guerra divampa quasi ovunque e si afferma di voler combattere “fino alla fine”?
Io rispondo di sì, ed è proprio nelle presenti circostanze che bisogna parlarne. Mi permetto di assumere a questo riguardo un punto di vista netto. Non credo assolutamente che approvando nuove forniture di armi si possa giungere ad una pace “giusta”, al contrario, in questo modo, si determinerà un prolungamento dei combattimenti e un maggiore spargimento di sangue. E l’esperienza insegna che una guerra prepara la successiva. Le vicende legate ai due conflitti mondiali del secolo scorso l’hanno largamente dimostrato. Anche oggi si continuano a perpetrare gli stessi errori così come espresso nella profezia dell’Eterno ritorno concepita da Friedrich Nietzsche. L’Umanità ultimamente ha compiuto parecchi passi all’indietro; siamo regrediti a quando vigeva la Legge del Taglione: occhio per occhio e dente per dente. Ad ogni azione violenta siamo autorizzati a rispondere con una reazione altrettanto feroce. Il problema è che spesso si infligge all’altra parte un danno superiore all’offesa ricevuta. Così si entra in un circolo vizioso di vendette che non si interrompe mai, come un serpente che si morde la coda. Le autorità sovranazionali, l’ONU in testa, che dovrebbero costringere i contendenti a dialogare hanno poca voce in capitolo per i veti incrociati e, allora, in quale modo si può risolvere la situazione? Se da un lato, la lezione sulla non violenza del Mahatma Gandhi, di Martin Luther King e di Nelson Mandela, rimane ancora valida, dall’altra, non è applicabile considerate le mutate condizioni geo-politiche. Esiste, tuttavia, ancora un’opportunità che nasce da una constatazione: le rivendicazioni territoriali sono fra le cause che maggiormente contribuiscono alla deflagrazione delle guerre. Da questo riscontro scaturisce la soluzione clamorosa che propongo alla vostra attenzione. Potrà sembrare un sogno ma sarebbe affascinante l’idea di costituire un Governo Globale del Pianeta Terra nel quale nessuno, cittadino o gruppo, possa accampare pretese su porzioni di suolo in quanto l’intera superficie del mondo sarebbe proprietà di tutti; di conseguenza gli eserciti sarebbero aboliti e le armi bandite giacché non esisterebbero più né Stati né confini da difendere. Un’utopia pacifista, dunque, se vista in una prospettiva a breve termine, ma che diventa una possibilità allettante nel lungo periodo, quando i tempi saranno maturi. Progetti e desideri per un mondo futuro migliore in cui finalmente la parola Pace possa essere accompagnata da Giustizia e Libertà. Una posizione ragionevole e logica, tuttavia, un’alternativa ad un presente irrazionale dominato dalla legge del più forte, dove giocano un ruolo determinate solo le grandi potenze e le plutocrazie mentre le voci più sagge ma deboli vengono oscurate.
Nel frattempo, sperando che ciò si avveri, è necessario preparare il terreno, formare le coscienze per una cultura della pace e creare un movimento di popolo che induca i governanti a risolvere le controversie internazionali con sistemi diversi dall’uso della violenza. A questo proposito consiglio di allargare il panorama delle conoscenze attraverso la lettura di opere che si occupano dell’argomento. Ho scelto per cominciare due libri a mio parere molto calzanti:
il primo è il saggio del 2022, “Di guerra in guerra”, del grande filosofo francese Edgar Morin, il quale, dopo aver descritto le guerre che aveva vissuto, afferma che persino nel Secondo conflitto mondiale, dove il bene e il male sono evidenti, si può constatare che “nel bene c’è sempre la presenza del male”, come, per esempio, nel caso dei bombardamenti alleati del 1944 sulla città di Dresda;
il secondo è la raccolta di articoli del 2002, “Lettere contro la guerra”, composti dopo l’attentato dell’11 settembre dal giornalista e scrittore Tiziano Terzani che dichiara come la pace sia l’unica opzione possibile mentre la guerra sia la soluzione sbagliata anche nel caso in cui si voglia sconfiggere il terrorismo.
Si tratta naturalmente soltanto di suggerimenti, si è liberi, comunque, di dissentire e approfondire la questione su altri testi.
Ringrazio, infine, il lettore paziente e curioso per l’attenzione e lo invito a esprimere, la sua opinione, qualsiasi essa sia, riguardo al tema della pace. Sono graditi anche punti di vista alternativi, meglio se corredati da solide argomentazioni, così da rendere più costruttiva e vivace la discussione.
Un saluto a tutti – dal vostro.. CORRADO PORTELLI
N.B. Il prossimo articolo che comparirà sul blog avrà come tema i rischi legati all’applicazione dell’intelligenza artificiale in settori sempre più estesi della società.